Callipo, Scopelliti, Loiero... ingorgo A3

Cartolina numero due
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L'illusione della democrazia
Tra una settimana, il volto della Calabria cambierà. O no? Noi, certamente, non saremo qui ad analizzare quanti voti Callipo ha tolto a Loiero, quanto Scopelliti sia forte a Reggio, oppure ancora quanto la 'ndrangheta sarà riuscita ad aiutare questo o quel candidato. La battaglia per la legalità nello stivale d’Italia è finita ormai da tempo immemore, con la chiara sconfitta dello stato e delle istituzioni.
Non possiamo, nemmeno, dirvi che l’Unical è immune a questo voto: tanti sono i candidati provenienti dalla docenza e dall’amministrazione di questo ente, a partire da chi si "slega" passando da chi ha fatto del "bene", passando poi alle scelte di "rottura".
Rottura, poi, da cosa? Dai meccanismi clientelari che hanno bloccato i concorsi interni dell’Ateneo per mesi, o dai contratti a progetto fatti appositamente per conquistare qualche voto in più o in meno?
Rottura da un ateneo senza una lira, in bolletta per le scelte di cementificazione degli anni passati, e che ora paga il dazio per non aver investito adeguatamente nella docenza?
Rottura dai finanziamenti finora solo predisposti dal dipartimento cultura della Regione del buon Mimmo, la cui sorte però è legata al rinnovo di questa giunta regionale?
No, onestamente non si vede rottura che tenga all’orizzonte.
In questo viale del tramonto lungo il quale l’Unical e la Calabria tutta corrono a velocità forsennata verso l’oblio, noi vogliamo ricordarvi solo tante delle nefandezze commesse in questo ateneo negli ultimi giorni. Vogliamo ricordarvi che c’è una legge che impedisce l’affissione elettorale all’università: Latorre fece togliere i manifesti di Orsomarso e Scopelliti, facendo rispettare la legge. Non ha fatto nulla, invece, con quelli di Mirabelli, Cersosimo, Maiolo, Loiero, Catizone, Socialisti per Scopelliti, Quintieri, Callipo, e tanti altri ancora.
Il rettore e le istituzioni universitarie hanno permesso che, con la partecipazione di presidi e docenti di ogni ordine e grado, si tenessero pubblici comizi mascherati da presentazioni di libri o da convegni sul futuro dei giovani e della Calabria, togliendo anche aule e spazi alla didattica.
Noi ringraziamo lui e tutta la gerontocrazia dell’Unical per averci regalato un altro momento di illegalità; ringraziamo i presidi, i docenti, che hanno presenziato a questi eventi con entusiasmo e lingua leccante, nella speranza di aver scelto il cavallo giusto. Noi, il nostro, lo abbiamo scelto da tempo, e siamo asserragliati dentro questo cavallo di Troia. Quando saremo alle porte di Palazzo Campanella, luridi come siete, ci farete entrare per accogliere l’ennesimo dono. Solo in quel momento, inizierà il nostro voto. Quando avremo la possibilità, e sceglieremo con forza, di far piazza pulita dal marciume.

di Amuchina
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B-Side Music Contest
Dal 15 Febbraio 2010 è in corso, presso il B-side Pub di Rende, il B-side Music Contest, nato da un'idea dell’Associazione Musicale "B-Alternative", del "B-Side Live Music Pub" e del "Sud Studio Digital Sound".
Si tratta di un concorso musicale aperto a tutti gli artisti emergenti, di qualsiasi età, che propongono musica inedita (qualsiasi sia il loro genere musicale) e provenienti da tutto il territorio italiano.
Tutti i martedì di ogni mese, si sfidano sul palco 4 artisti a serata per un massimo di 35 minuti ad esibizione. Una giuria locale, composta da giornalisti ed esperti del settore musicale, ha il compito di selezionare 8 artisti che accederanno alle due serate semifinali. I migliori 4 talenti emergenti parteciperanno poi alla finale, che si svolgerà in uno spazio aperto all’interno della città di Cosenza e vedrà i finalisti del Concorso esibirsi insieme ad uno o più artisti di caratura nazionale.
A scegliere i vincitori del Contest, in questo caso, sarà un giuria nazionale, formata da musicisti, discografici, esperti del settore musicale e giornalisti.
Il concorso durerà fino al 16 Giugno 2010.
Quattro i premi in palio: Miglior artista live, Miglior arrangiamento e composizione, Miglior artista B-Side, Premio del pubblico.
Al Miglior artista live verranno offerti: un tour di 15 giorni tra Germania, Olanda e Svizzera con vitto e alloggio gratuito in hotel o B&B; un Tour Bus con benzina pagata e autista/tour manager; una Backline base per tutta la durata del tour.
Per l’artista vincitore del premio Miglior arrangiamento e composizione è prevista l’incisione di un disco completo di Editing, Mastering e Stampa di 500 copie.
Il Miglior artista B-Side potrà esibirsi in un mini-tour di 5 Date in Italia, nei migliori Live Music Club Italiani. Vitto e alloggio e 1000 euro totali di cachet.
Grazie ai voti degli uditori (conferibili via internet o durante le selezioni live), la Band o l’Artista cui verrà conferito il Premio del pubblico otterrà la distribuzione digitale, per un anno, di 10 brani in 400 canali digitali di oltre 30 Paesi, con la possibilità di ricevere proventi dalla vendita della propria musica pari all’80% delle vendite realizzate.

di Fiammetta
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Obiezione di ricerca
Non prendevano la parola dal 2005, ma in cinque anni la situazione è peggiorata e le speranze si sono trasformate in un incubo quotidiano, dove la precarietà non coinvolge solo il contratto di lavoro, ma l’intera esistenza.
I ricercatori italiani – la cui figura scientifica e accademica (istituita con il DPR n°382/80) soffre di una costitutiva incertezza tra l'obbligo a fare ricerca e la necessità di affrontare carichi didattici crescenti – nelle ultime settimane hanno deciso di incrociare le braccia. Infatti, partendo dall’iniziativa della Federico II di Napoli, dall'8 marzo si astengono dagli insegnamenti limitandosi a fare didattica di sostegno. I colleghi di Torino, Bologna e Cagliari si sono messi in moto per cercare una soluzione analoga e il Coordinamento Nazionale Ricercatori Universitari ha proclamato lo stato di agitazione, invitando i ricercatori degli altri atenei italiani a non accettare incarichi d’insegnamento o di supplenza per il prossimo anno accademico. L’Associazione di categoria segnala il tentativo contenuto nel ddl Gelmini di obbligarli «all’attività didattica senza alcun riconoscimento del loro stato giuridico».
All’Unical, invece, in solitudine da due anni un ricercatore attua la stessa protesta e da sei non "produce" per l’ateneo, rifiutandosi d’inserire nelle banche dati il suo lavoro di ricerca. Romolo Perrotta, "strutturato" del Dipartimento di Storia, in una lettera inviata al Rettore il 9 marzo (v. allegato 1), spiega i motivi della sua protesta che lo porterà, tra le altre cose, a prendere parte a tutte le attività accademiche, che prossimamente lo riguarderanno, indossando una tuta blu da metalmeccanico. «Il Decreto Rettorale (DR) 1332/08, che stabilisce l’obbligo di 40 ore di esercitazione per tutti i ricercatori (che equivale a tradurre le esercitazioni in vero e proprio corso di lezioni), contraddice evidentemente al dettato del DPR 382/80 […] Capisco che, da Moratti in giù, l’università che vi siete fatta ha bisogno di manodopera a basso costo, di pecoroni che seguano con cautela e rispetto i vostri privilegi. Mi rammarica comunicarti che tutto ciò non potrà trovare in me alcuna forma di collaborazione […] oltre ad avere sospeso qualsiasi attività didattica che non siano le esercitazioni previste dalla 382/80, obietto in coscienza al suddetto DR, disobbedisco e mi rifiuto di adempiere i provvedimenti, pur accettando – nel rispetto della Costituzione italiana – la pena conseguente al mio rifiuto, qualora dovesse riscontrarsi irrispettoso nei confronti della normativa vigente».


Allegato 1 (lettera al Magnifico Rettore Gianni Latorre)
Allegato 2 (Manifesto di Cordoba 1918 - trad. Francesco Bitonti)
Allegato 3 (Proposta Merafina per i ricercatori)
Allegato 4 (Programma essercitazioni Storia delle Origini Cristiane - dal 8 al 10 e dal 15 al 17 marzo 2010)
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Cartoline dalla cattività - Il Tropical
Capitolo I - Il Tropical


Il Tropical è il centro del mondo, che brucia almeno a trenta gradi di volume alcolico. È un via vai ininterrotto di persone d’ogni genere e nazionalità, che vanno lì a riempire i tavoli e vuotare le bottiglie. Entrano ed escono a flusso continuo, calcando incessantemente i pavimenti. Non di rado stramazzandoci sopra anche. Un goccio di troppo, la sbronza che sale e poi la botta. Improvvisa, inevitabile, liberatoria.
A volte capita anche al Buono quando è cotto al punto giusto. Vederlo venire giù è come assistere al crollo dell’albero maestro di una nave: scompare dietro profili e sagome che fino a poco prima sovrastava, schiantandosi nello stupore generale.
– Ci combiniamo a scimmia? – farfuglia il Lento, rivolgendo un sorriso poco rassicurante in direzione del Gallo. Lo sguardo di quest’ultimo sembra annegare nel fondo della sua doppio malto rossa. Non risponde, ma fa rimbalzare la domanda indirizzando un’occhiata interrogativa nei confronti del Buono, che sosta in piedi a ridosso del bancone, alla destra dei due.
– Finiamoci 'sta birra e poi partiamo con la roulette – è la quieta replica del ragazzone.
La roulette, nelle consuetudini dei tre studenti, è una serie di giri di rum secco, da bere alla goccia. Le regole sono schifosamente semplici: si vuota d’un sorso il bicchiere e lo si capovolge. Se cadono più di tre gocce, a chi non ha superato la prova tocca bere ancora. Da solo. Altrimenti si prosegue con un altro giro di rum. Tutti assieme. Di solito succede che si vada avanti fino al crollo per sfinimento da parte di qualcuno. Di solito quel qualcuno è il Buono.
– Ma si, finiamoci! – taglia corto sardonicamente il Gallo che, dopo aver fatto cozzare il proprio boccale di birra contro quello dei due amici, se lo avvicina alle labbra dando generose sorsate.
Il Surice, dietro il bancone, ascolta la conversazione abbozzando un sorriso. Le sue dita corrono a frugare tra le bottiglie nello scaffale, serrandosi attorno al collo di un Havana. Sta per voltarsi e posare la bottiglia di rum sul bancone. Vorrebbe anche parlare e dire qualcosa del tipo: – "Dai ragazzi, il primo giro ve l’offro io", ma non ci riesce. La bocca impastata, gli occhi sparati in direzione dell’ingresso, il braccio sospeso a mezz’aria. È talmente impallato che il Gallo, il Lento e il Buono se ne avvedono e ne seguono lo sguardo, voltandosi all’unisono verso l’entrata.
– Porca puttana! – sono le uniche parole che riesce a dire il Surice, vedendo entrare Joaquín, uno studente spagnolo di cui si erano perse le tracce da un anno.Misteriosamente scomparso durante un Evento Erasmus, tutti lo davano ormai per morto.

di Kapitän Arschloch
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Prendete una ragazza...
Prendete una ragazza – Angela Bubba – dall’aspetto fiero e altezzoso, forte dei suoi premi letterari vinti a soli vent’anni; affiancateci un presidente (!!!) di un’associazione universitaria che cerca di fare cultura invitando il biografo di Vasco “na na na” Rossi; mischiateci un preside di facoltà che si lamenta del fatto che a Lettere non si legge se non durante i periodi di esame; aggiungeteci pure un antropologo dallo spiccato accento bibonese e un professore di letteratura che sembrava avere accanto l’ultimo premio Nobel della letteratura.
Bene. Il panegyricus Bubbae è cotto e servito davanti ai vostri occhi e soprattutto, alle vostre orecchie. La lezione di Dante, quel «considerate la vostra semenza», sembra abbia colpito particolarmente la giovane Bubba, che alla ricerca del lato ellenistico della vita (è ciò che dice lei su feisbuk), ha scritto un romanzo, "La casa", dove narra le vicende della sua famiglia e che le ha dato quella popolarità che manca ad una sua coetanea.
Angela Bubba orgoglio calabrese (ma non era il peperoncino???) è apparsa ai miei occhi come una Thatcher in miniatura, una donna di ferro dal cui viso non traspariva alcuna emozione o voglia di farmi innamorare – in senso letterario – di lei. Una ragazzetta di estrazione medio-borghese che descrive la Calabria ma che lei, a mio avviso, non conosce o conosce poco. Solo chi ci vive può sapere i problemi di questa regione che non ti vengono a bussare a Villa Borghese mentre ti fai fotografare o sei in uno studio televisivo a presentare il tuo libro.
Angela Bubba, una ragazzina dalla voce sottile senza la cadenza dialettale che contraddistingue i personaggi del suo romanzo. Una tipa che parla di critica letteraria come crisis, di affabulazione e che invita gli iscritti a Lettere a leggere romanzi e libri. Una cosa dal sapore falso ma che la pongono ad un livello superiore rispetto a chi l’ascolta, una cosa del tipo: «iohovintounsaccodipremiepossodirequellochecazzovoglioetuseiunosfigatodi28annicheancorasidevelaureare!!!».
E mentre lei dice di essersi "formata" con gli autori russi penso ai miei vent’anni passati a spaccarmi i timpani ascoltando i Metallica , Beastie Boys e leggendo Irvine Welsh e Stephen King. E anche se a me non daranno mai le chiavi di una città ho sempre quelle di casa dove corro a rifugiarmi nella mia poltrona preferita. Ma forse questo è materia da romanzo e io, per fortuna o purtroppo come insegna il grande Gaber, non sono Angela Bubba…

di Biologie Miranti
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Lo scontro finale
La campagna elettorale volge al termine. Entro pochi giorni il grande popolo calabrese nominerà il proprio governatore a vita. I due candidati, Mino Reitano e Rino Gaetano, portano avanti le proprie candidature senza risparmiare all’elettorato annunci roboanti. Il primo, rappresentante dei potentati meridionali della regione, promette di nominare Paul McCartney assessore alla cultura ed alla formazione scientifica. L’amicizia tra i due, nata negli anni sessanta, quando Mino fungeva da musa ispiratrice per le composizioni di John Lennon, ha convinto il baronetto ad accettare il gravoso compito. Le promesse di Rino non sono meno eclatanti. Ricardo Cocciante, Antonello Venditti ed il Caimano Distratto compongono, nei piani del pitagorico, il triumvirato che reggerà le sorti della regione calabra negli anni venturi.
La partita, come si addice ad un territorio caratterizzato dalla presenza di un’opinione pubblica pressante, informata e partecipante, si giocherà sulle proposte programmatiche. L’On. Reitano promette, a distanza di centocinquant’anni dall’annessione formale, di portare finalmente la Calabria in Italia. Grazie ai rapporti da lui instaurati durante la sua clamorosa carriera di chansonnier, ha la certezza di poter inserire la regione nella rete di relazioni che contano a livello nazionale. Il suo referente principale nella penisola, Pupo, ha promesso di visitare la Calabria per celebrare la scontata, a suo dire, vittoria del proprio delfino. Gli elettori già pregustano la festa, che si terrà nello stadio Olimpico di Paravati, che avrà il suo momento culminante nel duetto Reitano-Pupo, i quali garantiscono un’interpretazione magistrale di Italia, Italia!
Dal canto suo il signor Gaetano ha annunciato di avere in mente la soluzione di tutti i problemi di viabilità che affliggono Calabria ulteriore e citeriore. Il suo primo atto sarà quello di trasformare la s.s. 106 Jonica in una unica, ininterrotta, strada ferrata, gestita da una società mista pubblico/privata presieduta dal celeberrimo Agapito Malteni, ferroviere.
Dal nostro privilegiato punto d’osservazione, una finestra che affaccia sulla vallata del Busento, riteniamo che, in fin dei conti, sia proprio Rino Gaetano ad avere le maggiori chances di vittoria. Lo slogan presente in tutti i manifesti elettorali che lo ritraggono, "il cielo è sempre più blu", oltre a trovare il consenso dei tifosi del Crotone Calcio, notoriamente un pacchetto di voti che decide le consultazioni in bilico, ci pare un ottimo auspicio volto ad evocare la fine di questo lungo e piovoso inverno che tanta depressione collettiva ha provocato.

di Farabundo Martì
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Verità alternative - di Toni Navasco
 


CitAzioni Manifeste

«La maschera è bellezza, la menzogna è l'amore» (Mario Mariani)

«Si possono propagandare le opinioni, le dottrine, le idee, i programmi e gli ideali. Non si propagandano i fatti, i fatti si portano a conoscenza. Non si propagandano le conoscenze. Le conoscenze si diffondono» (Julij Borissovič Margolin)
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Valentine's Institutional Shopping


Cartolina numero uno
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Gran Galà Italien du Malaffaire
Venghino siore e siori,
al Gran Galà Italien du Malaffaire. Da destra a sinistra potete ammirare le mirabolanti fiere della politica, con la "p" minuscola e il "2" attaccato al culo a mo' di trenino. Come quelli che saltavano in aria nella stazione di Bologna, appena trent’anni or sono.
Ma si guardi avanti, gentili spettatori, perché l’aria è cambiata e saltare non va più di moda, se non sul lettone del re o sui lettini di avvenenti brasiliane, acquistate dalle Istituzioni – negli atelier del Prêt-à-porter – durante i saldi di San Valentino.
Ebbene no, non si zompa più. Oggi si casca.
Casca la terra, tutti giù... in Calabria! A banchettare come avvoltoi sulla carcassa del regno delle due Sicilie, dove si aprono voragini nelle strade e si staccano pezzi di montagna, che colano meravigliosamente a picco (neanche fossero una nave dei veleni affondata in mezzo al mare).
Macché dissesto idrogeologico, macché emergenza ambientale. Per unire e cementare le aree disastrate basta una Grande Opera.
Un bel Ponte, che parta da Messina e Reggio Calabria, per poi spingersi su, verso Maierato, Cerzeto, Serricella, Verbicaro e via via risalire fino all’Irpinia e l’Aquila. Cosa volete di più?
Volete vedere il calendario dei nuovi santi laici?
Abbiamo anche quello. Si va dall’eroe dei due mediolanum, il "candido stalliere" Vittorio Mangano, fino al sanctissimum Bettino da Hammamet. Martire sine culpa della giustizia italiana. Fuggito (col malloppo) nel 1994 alla ricerca di Ali Baba. Beatificato nell’anno domini 2010, per opera e virtù dello spirito revisionistico trasversalmente dilagante.
Se ancora non vi basta, inappetenti astanti, dulcis in fundo vi riserviamo una passerella di mignotte e mignatte, parrucconi e pelatoni, tromboni e trombati, ladri di Stato e uno Stato di ladri che sfilano trionfali in parlamento, su tappeti di coca e pagine costituzionali arrotolate, accompagnati da barattieri, saltimbanchi e cantastorie d’ogni sorta.
Qualora lo spettacolo dovesse apparire troppo ardito per gl’innocenti occhi dei pargoli al vostro seguito, avremo modo di intrattenerli in una sala separata, dove potranno esibirsi in gare di torte in faccia ai fenomeni da baraccone. Appesi – per il loro diletto – alla gogna nazionale, troveranno: i feroci «bingo bongo» africani, le pericolose toghe rosse, la moritura libertà d’informazione, le odiate sorelle Istruzione e Sanità Pubblica. Infine, tanto lagnoso precariato sociale, che si lamentava di essere rimasto orfano del posto di lavoro e noi, magnanimi, gliene abbiamo dato uno.
Che lo show (elettorale) abbia inizio!
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Cosenza e il cinema d’autore: Almodóvar e i fratelli Dardenne
La Casa delle Culture di Cosenza come ogni anno ospita la rassegna cinematografica d'autore organizzata da Franco Plastina e Rossella De Rose.
Quest’anno i film in programma ripercorrono la carriera di grandi nome del cinema europeo e contemporaneo: Pedro Almodovar e i fratelli JeanPierre e Luc Dardenne. Mettere insieme due modi di fare cinema così complessi e diversi è impresa ardua ed estremamente raffinata: se da un lato, infatti, i fratelli Dardenne, che hanno realizzato cinque lungometraggi ambientati in Belgio, loro paese natale, affrontano episodi di vita contemporanea che hanno come protagonisti personaggi disastrati, emarginati, in cerca di qualcosa che possa riscattarli dalla propria condizione, Almodovar dall’altra nei propri film fa emergere dei temi come il desiderio, la passione, l'erotismo, la morte, mettendo in scena storie che oscillano continuamente tra la commedia e il dramma, ambientate nella sua adorata Spagna.
Il prossimo appuntamento previsto è la proiezione di Tutto su mia madre (P. Almodòvar), venerdì 5 marzo.

Di seguito tutti gli appuntamenti della rassegna:

Tutto su mia madre (P. Almodòvar) venerdì 5 marzo
L'Enfant (una storia d'amore) (J.P. e L. Dardenne venerdì 12 marzo
Parla con lei (P. Almodòvar) sabato 20 marzo
Il matrimonio di Lorna (J.P. e L. Dardenne) venerdì 26 marzo
Volver (P. Almodòvar) venerdì 9 aprile
La rassegna sarà conclusa con la proiezione de Il Vangelo secondo Matteo di
Pierpaolo Pasolini, venerdì 16 aprile.
Tutte le proiezioni avranno inizio alle 20 e 30.


di Fiammetta
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Elezioni Regionali... all'Unical
Benvenute, elezioni regionali.
Con la presentazione delle liste, è ufficialmente partita la lunga campagna elettorale che vede l’Università della Calabria coinvolta in prima linea nella dura battaglia per il predominio dell’ ente regione.
Ma come, un’istituzione pubblica che entra pienamente nel merito di una competizione elettorale?
Certamente! L’Unical non si fa mancare nulla e, dopo la candidatura dello stesso rettore Giovanni Latorre nelle fila della coalizione di centrosinistra nella passata sfida tra Loiero e Abramo (doveva essere l’uomo nuovo per la sinistra calabrese, è stato silurato invece dai suoi stessi compagni di ventura), stavolta l’ateneo torna a fare la voce grossa schierando a sostegno del gubernator Loiero l’uomo nuovo della politica calabrese, tal Mimmo Cersosimo.
L’ennesimo Cetto LaQualunque, dopo due anni di assessorato alla cultura in cui si è preoccupato di erogare fondi a pioggia lungo tutto il territorio calabrese e di creare bacini di clientela utili alla prima occasione, ora prova a sfruttare questo mare magnum di conoscenze (e di potere contrattuale) per diventare l’uomo nuovo di Palazzo Campanella, e di mettere basi salde per un futuro politico e, perché no, rettorale.
Intanto, la destra insorge: prima a gran voce i vertici del Pdl calabrese hanno detto a chiare lettere di lasciare l’Unical fuori dalla competizione, poi hanno tuonato contro un "rettore militante", che avrebbe strappato i manifesti elettorali di Scopelliti e Orsomarso dai muri di un’associazione studentesca vicina ai due politici.
Ora, il rettore sta alla finestra: se dovesse vincere Loiero, ha il posto assicurato come superconsulente alla regione Calabria, per sostituire quel Mimmo Cersosimo che potrebbe candidarsi a rettore. Ma se dovesse vincere Scopelliti, cosa farà Latorre? Qualcuno giura che il prode Kostner, suo ligio servitore, è già pronto: i ceci sotto le ginocchia, requiem ed ave maria basteranno. Per salvare il suo posto, però, non l’Università della Calabria.

di Amuchina
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Cartoline dalla cattività - Prologo


Prologo


Un giovedì. Uno dei tanti qui nel campus. Quasi monotono se non si trattasse di una serata In the garden. Nel senso che anche oggi molti studenti (erasmus e non) si ritroveranno al polifunzionale per ballare nella discoteca del momento. In the garden appunto. Una "zona autonoma" aperta come una ferita nella pancia dell’ateneo, dove le casse vomitano musica alternativa. Punk, elettronica, rock, ska, roba buona rispetto al commerciale che spacciano nelle discoteche di professione.
In the garden è l’unico posto della necropoli universitaria in cui gli studenti riescono a sfogare settimane di stress per lezioni ed esami. Appunto per questo lo s-ballo del giovedì è ormai un must, di cui i nostri ragazzi non vogliono fare a meno. Anche solo la preparazione all’evento è diventata un rito.
Come sempre, il Gallo è già passato ieri dal suo pusher di fiducia. Come sempre, anche il Lento è già passato ieri dal suo pusher di fiducia. Vivono insieme (non sempre, ma il giovedì… sempre), escono insieme, consumano insieme.
Ognuno dei due conosce benissimo le mosse dell’altro (almeno nella preparazione all’In the garden) e sa benissimo che anche l’altro si fornirà del necessario per trascorrere una tranquilla serata. L’importante è non restare a secco.
Allo stesso modo il Gallo e il Lento conoscono benissimo anche le mosse del Buono. Uno che a prima vista scambieresti per un grande e grosso studente forestiero. Forse irlandese. O dell’est Europa magari. Di sicuro tra gli altri è quello che ha il compito in apparenza più semplice: comprare da bere per la cena pre-serata. La cena, con sosta al Tropical, rappresenta una delle tappe obbligatorie per poter arrivare nelle condizioni giuste alle porte della zona rossa. Paradiso o inferno, fa lo stesso.
Il Tropical, poi, è il passaggio più piacevole del rito di preparazione all’In the garden. Oltre a poter bere in economia rispetto ai prezzi della discoteca, in questo baretto si respira un’aria familiare. Del resto il Surice e Stefano – i due baristi della casa – riescono sempre a creare l’ambiente ideale per qualsiasi situazione. Figurarsi per una festa al polifunzionale, esperti come sono.
Oggi, però, il giovedì è sembrato anomalo fin dall’inizio. Fin dalla prima lurida birra, cazzo!

di Kapitän Arschloch

Questo è l'incipt del racconto collettivo che Cubo Libre vi propone. Invitiamo chiunque sia interessato a leggere e proseguire nella sua creazione chiedendovi di rispettare le poche regole elencate nella pagina dedicata al progetto di scrittura collettiva. Visita la pagina
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Il pluralismo che non serve...
Duecentomila persone, il 3 ottobre scorso, parteciparono a una straordinaria giornata di mobilitazione per la libertà d’informazione a Roma. A distanza di qualche mese il pericolo persiste. Nelle ultime settimane il Ministro Tremonti ha cercato di far approvare il decreto "milleproroghe", che ristabilisce – o meglio, torna a togliere – quello che col suo decreto aveva strappato nel giugno 2008.
Duecentomila persone, il 3 ottobre scorso, parteciparono a una straordinaria giornata di mobilitazione per la libertà d’informazione a Roma. A distanza di qualche mese il pericolo persiste. Nelle ultime settimane il Ministro Tremonti ha cercato di far approvare il decreto "milleproroghe", che ristabilisce – o meglio, torna a togliere – quello che col suo decreto aveva strappato nel giugno 2008.
La manovra levò il diritto soggettivo ai fondi pubblici per l’editoria, fondi che permettono ai giornali di idee e di partito e alle cooperative editoriali, di qualunque estrazione culturale e politica, di poter esistere. Il diritto soggettivo è il diritto di questi gruppi editoriali all’esistenza ma è anche il diritto di tutti ad avere una pluralità dell’informazione. Da quel 2008 i passaggi sui fondi per l’editoria non sono stati pochi. Nel luglio scorso un voto del Senato aveva definito una tregua di due anni, per predisporre una seria riforma. E sono in molti a chiederlo, ormai da tempo, un riordino che servirebbe, tra l’altro, a evitare di spalmare senza criterio gli ormai esigui fondi anche verso i furbetti del settore – che vedono le edicole sì e no una volta l’anno – o le testate finte o irrilevanti dal punto di vista del pluralismo informativo – molte volte prive di dipendenti. Fnsi, Mediacoop e le 92 testate che ricevono direttamente i rimborsi (Manifesto, Secolo d’Italia, Europa, Padania, ecc.), da giorni chiedono che lo Stato preservi e protegga il pluralismo delle voci e le migliaia di posti di lavoro in gioco. E proprio muovendo da un appello di queste sigle, da un paio di settimane Montecitorio si è ripreso la parola. In poco meno di tre giorni, 350 parlamentari di tutti i partiti – più della maggioranza assoluta – hanno sottoscritto l’appello sull’editoria che chiedeva di prorogare al 1 gennaio 2012 il diritto soggettivo ai fondi pubblici e una riforma seria dei contributi, per ridurre sprechi, furberie e oneri per lo Stato. Ma non è bastato e Tremonti ha concesso una proroga solo per l’anno in corso. I fondi che serviranno a finanziare i rimborsi del 2009 vengono dalle casse di palazzo Chigi e da tagli apportati agli stanziamenti da destinare per il 2009 ai giornali italiani all’estero, a quello dei consumatori, e ai contributi per le spese elettriche, per l’uso di satelliti e per le agenzie alle radio nazionali e locali e alle tv locali.
In pratica, è riuscito a mettere in una situazione critica altre realtà editoriali con un solo colpo. La situazione si complica e il ministro serial killer sembra avere sempre più voglia di uccidere.

di Benjamin Malaussène
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Oro nero
Da Lampedusa a Milano, passando per Rosarno, Foggia e Castel Volturno. Flussi di oro nero solcano lo stivale, irrorando terreni destinati alla filiera agroalimentare. Riempiono le cisterne economiche di un Paese senza memoria, oggi votato alla dissolutezza e al malaffare tanto quanto ieri lo è stato alla miseria e all’emigrazione. A volte si spiaggiano sulle tangenziali del piacere notturno, riversandosi nei veicoli di giovani (e meno giovani) avventori viziosi. Oppure rovinano al suolo nei cantieri delle imprese d’assalto per defluire via, clandestini, a sera, e raccogliersi nei silos dismessi. Nei capannoni cadenti. Nei tuguri sommersi della cosiddetta società civile.
L’oro nero è la linfa vitale dei fatturati italiani, soprattutto di quelli che prosperano nutrendosi nell’ombra, fuori da ogni regola e controllo. Il suo valore di scambio varia al ribasso, in misura direttamente proporzionale alla negazione dei diritti (persino i fondamentali) e in relazione al sesso.
Negli agrumeti dei "cugini" calabresi, o nelle campagne foggiane, la manodopera africana è quantificabile in 20/25 euro a giornata solare di lavoro. Il prezzo "al barile" scende del 17% se la schiena da spezzare è quella di una donna.
Ogni giorno di più sono nere le mani che portano il mangiare sulla tavola degli italiani. Nere quelle che costruiscono le loro case, asfaltano le loro strade, raccolgono i loro rifiuti, pagano loro il fitto.
Sfruttati, discriminati, deportati. Gli schiavi moderni sono tanto indispensabili quanto invisi alla società borghese, che li perseguita con la stessa foga e la stessa arroganza con cui li carica sugli autocarri diretti verso i campi, le fabbriche, gl’imbarcaderi.
I loro destini sono segnati dalle voragini legislative di uno Stato incapace di realizzare politiche integrative, perché complice di un mercato inumano, che punta al contenimento dei prezzi degli alimenti mediante lo sfruttamento di manovalanza a basso costo.
Eppure tra i migranti ci sono potenziali rifugiati politici, uomini di cultura, professionalità. Bagagli di conoscenze destinati a rimanere interrati sotto alture di arance e pomodori.
Sotto le ipocrisie di un popolo che ha nascosto in soffitta le proprie valigie di cartone, per rimuovere il ricordo delle proprie radici. Un popolo involuto, trasformato.
Da sfruttato a sfruttatore, in caccia di oro nero.


di Büyükbaba
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Biocarburante - di Toni Navasco
 


CitAzioni Manifeste

«I terroni non so, ma noi italiani non siamo razzisti» (Ellekappa)

«L'import e l'immigrazione sono due facce dello stesso problema, così bisogna quotare sia gli immigrati in entrata sia le merci, altrimenti è il caos sociale» (Umberto Bossi)

* L'immagine ritratta nella vignetta è il risultato di una fotocomposizione elaborata al computer. 
Si tiene a precisare che il volto femminile (ascritto nel profilo stilizzato del continente africano) costituisce già un'opera a sé, la cui paternità intellettuale spetta agli autori dei contenuti grafici del progetto "Ottobre Africano" (www.ottobreafricano.org).
Da quest'opera ci si è lasciati ispirare, per giungere alla realizzazione di un'opera derivata - dal titolo "biocarburante" - che avesse una precisa funzione di denuncia, contro lo sfruttamento della manodopera migrante. Dunque un valore concettuale non identico a quello dell'opera originale, pur se si è cercato di rispettare pienamente il messaggio sociale di cui è portatore.
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  • progetto

    Cubo Libre è un progetto editoriale NO-PROFIT del collettivo universitario Filol8 AzioniManifeste, operante all' Unical (Università della Calabria).
    Consta, al momento, di un bollettino cartaceo stampato su un singolo foglio A4 (fronte retro) e di una piattaforma web in costante espansione.

    idea politica

    Rivendichiamo:

    - il diritto di riappropriarci degli spazi intellettuali;
    - il diritto "di sapere";
    - il diritto "al sapere";
    - il diritto di controinformare per legittima difesa. Per sottrarci al regime censorio dei Media di stato e di tutta l'informazione globalizzata.

    idea culturale

    Il progetto si affida al principio di totale condivisione:

    - delle informazioni,
    - delle scelte,
    - delle spese,
    - delle responsabilità.

    Chiunque può partecipare attivamente, entrando a pieno titolo nella redazione, inviando articoli, oppure semplicemente stampando da casa questo foglio corsaro e diffondendolo presso amici, parenti, conoscenti e non.
    Non ci sono verticismi, non c'è burocrazia, tutto si decide di comune accordo e in maniera paritaria e orizzontale in sede assembleare.
    Cubo Libre siamo noi.
    Cubo Libre sei tu.

    destinatari

    Il progetto è rivolto alle libere coscienze calabresi, giovani e meno giovani. Maànche a quelle meno libere...