Venghino siore e siori,
al Gran Galà Italien du Malaffaire. Da destra a sinistra potete ammirare le mirabolanti fiere della politica, con la "p" minuscola e il "2" attaccato al culo a mo' di trenino. Come quelli che saltavano in aria nella stazione di Bologna, appena trent’anni or sono.
Ma si guardi avanti, gentili spettatori, perché l’aria è cambiata e saltare non va più di moda, se non sul lettone del re o sui lettini di avvenenti brasiliane, acquistate dalle Istituzioni – negli atelier del Prêt-à-porter – durante i saldi di San Valentino.
Ebbene no, non si zompa più. Oggi si casca.
Casca la terra, tutti giù... in Calabria! A banchettare come avvoltoi sulla carcassa del regno delle due Sicilie, dove si aprono voragini nelle strade e si staccano pezzi di montagna, che colano meravigliosamente a picco (neanche fossero una nave dei veleni affondata in mezzo al mare).
Macché dissesto idrogeologico, macché emergenza ambientale. Per unire e cementare le aree disastrate basta una Grande Opera.
Un bel Ponte, che parta da Messina e Reggio Calabria, per poi spingersi su, verso Maierato, Cerzeto, Serricella, Verbicaro e via via risalire fino all’Irpinia e l’Aquila. Cosa volete di più?
Volete vedere il calendario dei nuovi santi laici?
Abbiamo anche quello. Si va dall’eroe dei due mediolanum, il "candido stalliere" Vittorio Mangano, fino al sanctissimum Bettino da Hammamet. Martire sine culpa della giustizia italiana. Fuggito (col malloppo) nel 1994 alla ricerca di Ali Baba. Beatificato nell’anno domini 2010, per opera e virtù dello spirito revisionistico trasversalmente dilagante.
Se ancora non vi basta, inappetenti astanti, dulcis in fundo vi riserviamo una passerella di mignotte e mignatte, parrucconi e pelatoni, tromboni e trombati, ladri di Stato e uno Stato di ladri che sfilano trionfali in parlamento, su tappeti di coca e pagine costituzionali arrotolate, accompagnati da barattieri, saltimbanchi e cantastorie d’ogni sorta.
Qualora lo spettacolo dovesse apparire troppo ardito per gl’innocenti occhi dei pargoli al vostro seguito, avremo modo di intrattenerli in una sala separata, dove potranno esibirsi in gare di torte in faccia ai fenomeni da baraccone. Appesi – per il loro diletto – alla gogna nazionale, troveranno: i feroci «bingo bongo» africani, le pericolose toghe rosse, la moritura libertà d’informazione, le odiate sorelle Istruzione e Sanità Pubblica. Infine, tanto lagnoso precariato sociale, che si lamentava di essere rimasto orfano del posto di lavoro e noi, magnanimi, gliene abbiamo dato uno.
Che lo show (elettorale) abbia inizio!
al Gran Galà Italien du Malaffaire. Da destra a sinistra potete ammirare le mirabolanti fiere della politica, con la "p" minuscola e il "2" attaccato al culo a mo' di trenino. Come quelli che saltavano in aria nella stazione di Bologna, appena trent’anni or sono.
Ma si guardi avanti, gentili spettatori, perché l’aria è cambiata e saltare non va più di moda, se non sul lettone del re o sui lettini di avvenenti brasiliane, acquistate dalle Istituzioni – negli atelier del Prêt-à-porter – durante i saldi di San Valentino.
Ebbene no, non si zompa più. Oggi si casca.
Casca la terra, tutti giù... in Calabria! A banchettare come avvoltoi sulla carcassa del regno delle due Sicilie, dove si aprono voragini nelle strade e si staccano pezzi di montagna, che colano meravigliosamente a picco (neanche fossero una nave dei veleni affondata in mezzo al mare).
Macché dissesto idrogeologico, macché emergenza ambientale. Per unire e cementare le aree disastrate basta una Grande Opera.
Un bel Ponte, che parta da Messina e Reggio Calabria, per poi spingersi su, verso Maierato, Cerzeto, Serricella, Verbicaro e via via risalire fino all’Irpinia e l’Aquila. Cosa volete di più?
Volete vedere il calendario dei nuovi santi laici?
Abbiamo anche quello. Si va dall’eroe dei due mediolanum, il "candido stalliere" Vittorio Mangano, fino al sanctissimum Bettino da Hammamet. Martire sine culpa della giustizia italiana. Fuggito (col malloppo) nel 1994 alla ricerca di Ali Baba. Beatificato nell’anno domini 2010, per opera e virtù dello spirito revisionistico trasversalmente dilagante.
Se ancora non vi basta, inappetenti astanti, dulcis in fundo vi riserviamo una passerella di mignotte e mignatte, parrucconi e pelatoni, tromboni e trombati, ladri di Stato e uno Stato di ladri che sfilano trionfali in parlamento, su tappeti di coca e pagine costituzionali arrotolate, accompagnati da barattieri, saltimbanchi e cantastorie d’ogni sorta.
Qualora lo spettacolo dovesse apparire troppo ardito per gl’innocenti occhi dei pargoli al vostro seguito, avremo modo di intrattenerli in una sala separata, dove potranno esibirsi in gare di torte in faccia ai fenomeni da baraccone. Appesi – per il loro diletto – alla gogna nazionale, troveranno: i feroci «bingo bongo» africani, le pericolose toghe rosse, la moritura libertà d’informazione, le odiate sorelle Istruzione e Sanità Pubblica. Infine, tanto lagnoso precariato sociale, che si lamentava di essere rimasto orfano del posto di lavoro e noi, magnanimi, gliene abbiamo dato uno.
Che lo show (elettorale) abbia inizio!