Terminata quest’ultima tornata elettorale, a questo, solo per poco non confermato, bipolarismo, bisogna aggiungere una terza possibilità. Esprimersi nell’ astensione.
Dato sempre più rilevante nelle politiche di mezzo mondo.
Ma si è sentito e risentito, anche qui all’Unical, il bisogno di precisare: il non votante non vuole essere affatto associato al qualunquismo, ad una scarsa coscienza delle proprie responsabilità sociali.
Quando si attacca il non votante, accusandolo di poco rispetto verso le istituzioni, verso la propria costituzione e verso chi a duro prezzo combatté per il diritto al voto, ci si dimentica che chi combatté per i propri diritti non poteva immaginare che la partecipazione alla vita politica del proprio paese si sarebbe ridotta ad un tifo bisbetico da stadio, a favori e favoritismi, a più o meno squallidi ricatti, a giri di telefonate, a compromessi, a mazzette, a faccioni di lungimirante ipocrisia su di infiniti manifesti, a solari cenette mafiose, a buoni visi a cattivi giochi.
Non si rischi di identificare, nelle attuali condizioni in cui versa la politica nazionale, il diritto al voto a piena espressione della propria Libertà.
Un esempio tra tanti: è del lontano 2006 la legge elettorale di Calderoli che negò ogni possibilità di candidatura non proposta dai leader dei partiti.
Noi col nostro voto non scegliamo i ministri, non scegliamo il Parlamento.
Alexis de Toqueville in La democrazia in America già scopriva il diritto di reciprocità tra i vertici dei poteri costituzionali. Al proposito diceva: “non significa necessariamente che il popolo non possa votare ma che i meccanismi elettorali sono costruiti in modo da confermare invariabilmente l’oligarchia” - e parlava di oligarchia per descrivere una freschissima democrazia! -.
Non ci si illuda che le speranze e i princìpi che condussero alla dolorosa conquista del democratico suffragio universale si ritrovino intatti nelle nostre campagne elettorali.
E se qualcuno si salva dalla corruzione, non si salva certo la sua intera lista.
Infiniti i casi di scandali, ben camuffati in poche righe su di un giornale, che passano inosservati agli occhi dei tanti; e chi, una volta tanto, ha il coraggio di fare nomi precisi è accusato di fare solo parole e non fatti (quanta ironia, Gasparri!)!!
Chi non vota, ha bene in mente di stare rinunciando ad esercitare un suo nobilissimo diritto, ma lo fa appellandosi ad un altro: la Libertà di opinione, la libertà di scegliere e di dire No, quando un sì non cambierebbe nulla.
Il No di chi non vota non legittima la corruzione ed invita ad una svolta. Il No è un appello a bloccare la mafia incravattata dei volti massoni luminosi e sorridenti che possiedono il nostro paese e lo costringono a cementate catene. Il non voto è una scelta, dignitosa come la scelta di chi sceglie di votare a destra o di votare a sinistra.
Forse, ad oggi, la più libera.
di Barbie Crapanzano