E la pillola non va giù
Ancora una volta si discute senza entrare nel merito degli argomenti, si sentono opinioni discordanti che lasciano spazio al non detto, al pregiudizio e alla mancanza di informazioni reali. È l’ennesimo caso di dibattito che dovrebbe coinvolgere l’opinione pubblica, e che ancora una volta mette in gioco il corpo delle donne. In questi giorni infatti il dibattito sulla pillola abortiva, la RU486, non ha permesso un adeguato approfondimento e un’adeguata comprensione di ciò che comporta.
Quando si parla di aborto ancora nel nostro paese si assiste ad una vera e propria crociata per evitare che le donne acquisiscano consapevolezza, e che possano scegliere se portare avanti o meno una gravidanza.
Seppur esista una legge, la 194/78, che permetta l’interruzione della gravidanza, nel nostro paese, esistono ancora diversi problemi culturali che si sono manifestati nei giorni passati, e le affermazioni sono sempre le stesse: l’aborto è sbagliato, va contro il valore della famiglia e della vita, ecc.
La polemica però è stata più accesa del solito: se si permette anche di abortire con una semplice pillola, secondo molti siamo arrivati al disastro completo.
La donna che abortisce, per gli obiettori di coscienza e per la stragrande maggioranza della nostra opinione pubblica, è una criminale, un’insensibile, ignobile esempio di egoismo.
Ma chi glielo spiega a questi signori che fino a prova contraria il “guaio” di solito si fa in due e che l’unica che si deve sobbarcare l’impegno, con tutte le menate esistenziali e le sofferenze fisiche, è la donna? Loro criticano, criminalizzano, si fanno portavoce di quell’Italia benpensante che non ammette certe cose, e non considerano neanche per un istante cosa porta una ragazza, una donna, alla decisione di abortire. Non sanno, o forse non vogliono sapere, quante in passato sono morte per aver interrotto in maniera clandestina una gravidanza. Imperterriti discutono, paventando lo sfacelo della società, il mal costume che l’assunzione di una pillola potrebbe generare.
Partiamo dal principio, dall’ovvio: abortire è un’esperienza molto dolorosa.
Non è una passeggiata, un gioco. Siete mai entrati in un reparto di ivg (interruzione volontaria di gravidanza)? Vi consiglieremmo una gita prima di giudicare, prima di dire cos’è giusto o sbagliato.
Nella dimensione emotivo-affettiva l’aborto può essere vissuto come la soluzione, il cui significato positivo o negativo dipende obiettivamente dalla situazione e dalle prospettive della gestante.
L’aborto da un lato può sembrare atto a guarire lo stress causato da una gravidanza indesiderata, ma, in sé e per sé, è un evento stressante.
Le emozioni più comuni collegate con l’evento aborto sono, da una parte legate al mondo sociale e riflettono la percezione di aver violato le norme (paura di disapprovazione, vergogna e senso di colpa), dall’altra, molto più connesse all’individualità della donna e sono legate a un senso interno di perdita (il dispiacere, la depressione, l’ansia, il dubbio, la rabbia).
Quando l’ambiente sociale in cui la donna è inserita offre comprensione e sostegno al pari dell’ ambiente medico-psicologico in cui l’aborto viene deciso ed effettuato, si assiste alla rapida scomparsa della paura, della vergogna e del senso di colpa. Resta il senso interno di perdita, la cui intensità varia a seconda della sensibilità della donna e che, comunque, deve essere rielaborato, possibilmente con un sostegno psicologico che dovrebbe sempre essere fornito alle donne che abortiscono, sia prima sia dopo l’interruzione della gravidanza.
Qual è la ferita/feritoia maggiore, l’aborto o il non riconoscerlo al momento del parto, garantendoti l’anonimato? Il bambino potrà essere adottato da un’altra famiglia?
Vogliamo, dunque, chiarire quali siano le differenze tra la pillola e l’interruzione per aspirazione, e lo facciamo per diversi motivi, principalmente per proporre qui tutte le informazioni che non sono tenute in considerazione, e che la maggior parte delle persone molto spesso ignora.

ABORTO PER ASPIRAZIONE

L’aspirazione, ovvero il metodo chirurgico, può essere effettuata entro le 14 settimane a partire dal primo giorno dell’ultima mestruazione. L’intervento viene eseguito in ospedale, sia come ambulante sia come degente. A volte, per facilitare l’intervento, il collo dell’utero viene rilassato con un farmaco (prostaglandina), da prendersi o il giorno precedente o il giorno stesso dell’intervento. Si può richiedere che l’intervento avvenga in anestesia generale o anestesia locale. Il collo dell’utero viene dilatato cautamente con dilatatori metallici fino ad un diametro da 6 a 12 mm. Viene in seguito inserita una fine cannula per l’aspirazione che rimuove i tessuti embrionali dalla cavità uterina. L’operazione dura circa 20 minuti. Generalmente, una visita di controllo viene effettuata nelle due settimane seguenti l’intervento. I rischi e le complicazioni che comporta:

• Traumi o ferite al collo dell’ utero e/o alla parete uterina.
• Infezioni.
• Forti perdite di sangue.
• Eliminazione incompleta dei tessuti embrionali con conseguente necessità di una seconda aspirazione.
• Coaguli vascolari (trombosi).

METODO FARMACOLOGICO

Con il metodo farmacologico, invece, l’interruzione viene effettuata ambulatorialmente, con due farmaci: la Mifegyne (conosciuta anche con il nome di RU 486) e una prostaglandina. La Mifegyne blocca gli effetti dell’ormone progesterone interrompendo lo sviluppo della gravidanza. La prostaglandina induce contrazioni uterine e provoca l’espulsione dei tessuti embrionali. In presenza di personale medico, la donna assume tre compresse di Mifegyne. Poco dopo può rientrare a casa. Due giorni dopo, due compresse di prostaglandina sono anch’esse prese nello studio medico o in clinica. La donna rimane in osservazione per alcune ore. Per circa due terzi delle donne l’espulsione dei tessuti embrionali avviene in questo periodo, per alcune avviene più tardi a casa. Circa due settimane dopo la presa della prostaglandina viene effettuata una visita di controllo. I rischi e le complicazioni che comporta:

• Forti perdite di sangue o espulsione incompleta, con conseguente necessità di un’aspirazione per eliminare i resti dei tessuti embrionali rimasti nella cavità uterina.
• Insuccesso del metodo e continuazione della gravidanza. In questo caso è necessaria un’ulteriore aspirazione (intervento chirurgico).

Come evitare tutto questo? Prevenire è la vera parola chiave! Fare sesso proteggendo se stessi e il proprio partner ci rende individui consapevoli ed evita molti altri disagi, che non sono poi così secondari, come ad esempio tutta una serie di malattia sessualmente trasmissibili!


di Thelma e Louise
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